Il Dybbuk
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Pseudo-Fenomenologia di DjJurgen
Nel campo dei ronaldi e dei fenomeni quantitativi, la media rappresenta, appunto, un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un luogo d'arrivo per Alonso, Massa e compagni.
Un traguardo, quindi.
Se, secondo la nota «butàd», la statistica è quella scienza per cui se giornalmente un uomo mangia due polli e un altro nessuno, quei due uomini hanno mangiato l'uno due polli e l'altro nessuno, per l'uomo che non ha mangiato, il pollo quotidiano è qualcosa di positivo cui aspirare (in verità il pollo andrebbe ingollato per via orale e non nasale, NdA).
Invece, nel campo (che sia coltivato o meno, non ha importanza in siffatta disquisizione) dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero.
Il quale non significa rasarsi e divenire calvi come, poniamo, una persona priva di capelli.
Un uomo che possiede «tutte» le virtù morali e intellettuali in «grado medio», si trova immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La "medietà" aristotelica è equilibrio nell'esercizio delle proprie passioni, retto dalla virtù discernitrice della "prudenza". Mentre nutrire passioni in grado medio e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità.
Ma, del resto, Aristotele era un mentecatto.
Il caso più vistoso di riduzione del «superman» ("quello di Jerry Siegel?" chiederebbe il personaggio a cui è dedicata questa <<fenomenologia>>) all'«everyman» lo abbiamo in Italia nella figura di DjJurgen e nella storia della sua (s)fortuna. Idolatrato da milioni di persone (il numero preciso è 2, cifra che non rappresenta certo le migliaia, le centinaia o le decine, bensì le unità), quest'uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti (o dietro, gli scienziati devono ancora accapigliarvisi) al suo personal computer traspare una mediocrità assoluta, unita (questa è l'unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un' assoluta mediocrità.
DjJurgen non si vergogna di essere come è e non prova il bisogno di cambiarsi (d'abito).
DjJurgen dimostra sincero e primitivo disprezzo per colui che sa più di lui, pro-fessa una scemenza e una fiducia illimitata verso l'es che vi è in lui.
DjJurgen parla un basic italian, benchè taluni lo credano un visual. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a rendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sempre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi.
Se lui torna a squola ci fa un favore grande a tutti noi.
Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Anche perchè la maggior parte delle volte non c'è nulla da capire. Qualsiasi utente avverte che, all’occasione, egli potrebbe essere più fecondo di lui.
DjJurgen è pure sterile, quindi.
DjJurgen è privo del senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà (indice di pazzia), non perché sia capace di deformare la realtà (indice di imbranataggine). Gli sfugge la natura del paradosso, e tutto il resto (indice analitico).
DjJurgen convince dunque il pubblico forumistico e non, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo (egli avrebbe preferito totem), e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo e talvolta prendendolo a randellate.
Egli rappresenta un ideale che nessuno tenta di sforzarsi di raggiungere perché chiunque non vorrebbe essere al suo livello.
Nessuna religione è mai stata così poco indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti, che io resto ibbicicletta.
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